BMCR 2021.08.30

Isis Pelagia: images, names and cults of a goddess of the seas

, Isis Pelagia: images, names and cults of a goddess of the seas. Religions in the Graeco-Roman world, volume 190. Leiden; Boston: Brill, 2019. Pp. xvi, 384. ISBN 9789004413894. €149,00.

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Come dice Laurent Bricault nella prefazione, il volume (che viene licenziato con il numero 190 nella prestigiosa collezione Religions in the Graeco-Roman World dell’editore Brill) rappresenta un aggiornamento (tradotto dal francese in lingua inglese dallo studioso Gil H. Renberg) del precedente Isis, Dame des flots, pubblicato nel 2006 (Ægyptiaca Leodiensia 7, Liège), del quale segue sostanzialmente la struttura. Viene affrontato il tema, già caro all’Autore, degli dèi protagonisti di viaggi che distorcono o meglio rimodellano gli dèi stessi. Ed è proprio su questi cambiamenti di carattere iconografico, lessicale e funzionale di Iside ellenistica e poi romana che si concentra il lavoro di Bricault, uno dei maggiori specialisti della gens isiaca.

Si divide, come l’edizione francese, in sette capitoli: il primo capitolo è dedicato alle origini faraoniche del fenomeno isiaco in rapporto con l’elemento acquatico e al percorso fatto dalla dea per arrivare a essere considerata la “Dea dei mari” (pp. 11-42); il secondo parte dall’Aretalogia di Iside per passare ad altre fonti greche e latine che descrivono il ruolo di Iside in relazione alle acque (pp. 43-53); nel successivo capitolo sono raccolte e descritte le tipologie di rappresentazioni di Iside “Dea dei mari” conosciute, con il supporto di tabelle e di un ricco corredo di immagini (pp. 54-146); nel quarto sono presentati i molteplici nomi della dea, sempre in qualità di “Dea dei mari” (pp. 147-170); il seguente capitolo è riservato a ciò che concerne il culto rivolto alla dea Pelagia, quindi ai luoghi, ai riti, e alle feste (pp. 171-231); nel sesto il protagonista è Serapide nel ruolo di protettore della navigazione, analizzato singolarmente e in coppia con Iside (pp. 232-276); nel settimo ed ultimo capitolo è affrontato il tema della scomparsa e della successiva ricomparsa di Iside e Serapide come protettori della navigazione (pp. 277-288). Il volume si chiude con le conclusioni finali (pp. 289-291), la bibliografia (pp. 293-360), l’indice delle fonti antiche (pp. 361-365), diviso in epigrafiche, letterarie e papirologiche, seguito dall’indice generale (pp. 366-384), dedicato a divinità, personaggi, luoghi e oggetti.

Dire che si tratta di una semplice traduzione del volume Isis, Dame des flots sarebbe riduttivo: basti pensare al fatto che la bibliografia presente nelle note è aggiornata al 2019. Nell’introduzione l’Autore afferma che questa nuova edizione si è resa quasi necessaria non solo a causa dell’enorme mole di bibliografia isiaca che è stata pubblicata negli ultimi anni (in molti casi proprio a opera dello stesso Bricault), ma anche per il fatto che in questo lasso di tempo sono comparse oltre venti nuove attestazioni che sono state qui inserite.

Il capitolo dedicato a Serapide (il sesto) è sicuramente quello che si giova maggiormente di questa seconda edizione. In particolare, hanno molto spazio le riflessioni sulle gemme che raffigurano il dio accompagnato da altre divinità isiache su una imbarcazione; la presenza di uno scarabeo alato e del busto di Helios forniscono alla scena una connotazione solare. Veicoli dell’immagine di Serapide analizzati in questo capitolo sono anche le monete e i medaglioni, che spesso come nel caso delle gemme recano dettagli di estremo interesse. È evidente che le analisi di carattere glittico e numismatico presenti in questo capitolo siano basate soprattutto sulle ricerche condotte nell’ultimo quindicennio da Richard Veymiers nel primo caso e dallo stesso Bricault nel secondo.[1]

Infine, le conclusioni di questa edizione ricalcano sostanzialmente quelle della versione in francese, con qualche leggera modifica. Vengono definite le due principali iconografie di Iside “Signora dei mari”, che sono quella con la vela e quella con il timone. Per quanto riguarda gli epiteti che solitamente vengono utilizzati per definire la dea in contesti marittimi l’Autore sottolinea la necessità di non usarli come sinonimi: mentre Pharia deve essere associato a Iside alessandrina protettrice della flotta che in età imperiale portava il grano dall’Egitto a Roma, Euploia (più in epoca ellenistica) e Pelagia (più in epoca imperiale) rimandano a Iside inventrice della navigazione e protettrice dei marinai. Nelle conclusioni trovano spazio anche le lucerne naviformi, per le quali se da un lato si afferma che non è possibile essere certi di un loro uso nel corso delle processioni cultuali, dall’altro se ne evidenzia il non casuale rinvenimento in contesti marittimi.

La nuova edizione inglese dell’opera di Bricault comprende una bibliografia di sessantotto pagine contro le quarantotto dell’edizione del 2006. Va detto inoltre che per quanto riguarda l’apparato iconografico integrato nel testo si nota un deciso miglioramento, nella quantità, nella qualità (quasi sempre ottima) e nelle dimensioni delle immagini utilizzate, quasi tutte a colori: si tratta di centosettantasette illustrazioni, alle quali si aggiungono venti tavole e una mappa, con una differenza cospicua rispetto alle ottanta figure e alle tre carte della prima edizione. Solo per la figura 123 di pagina 193 si può parlare di un’immagine di bassa qualità, non all’altezza delle altre poiché nella riproduzione è stata ingrandita troppo.

Notes

[1] Su tutti si vedano Richard Veymiers, Ἵλεως τῷ φοροῦντι. Sérapis sur les gemmes et les bijoux antiques, Publication de la Classe des Lettres de l’Académie royale de Belgique, Bruxelles 2009 (BMCR 2010.03.10, di Jacques Alexandropoulos) e Laurent Bricault et alii, Sylloge nummorum religionis isiacae et sarapiacae (SNRIS), Mémoires de l’Académie des inscriptions et Belles-Lettres, XXXVIII, Paris 2008 (BMCR 2011.06.46, di Valentino Gasparini).