BMCR 2021.05.31

Griechische Heiligtümer als Handlungsorte

, , Griechische Heiligtümer als Handlungsorte: Zur Multifunktionalität supralokaler Heiligtümer von der frühen Archaik bis in die römische Kaiserzeit. Stuttgart: Franz Steiner Verlag, 2019. Pp. viii, 330. ISBN 9783515123891. €59,00.

[Authors and titles are listed at the end of the review.]

Tra il 15 e il 18 aprile del 2015 il Centro italo-tedesco per il dialogo europeo, con sede a Villa Vigoni, a Loveno di Menaggio sul Lago di Como, ha ospitato una conferenza organizzata per celebrare il sessantacinquesimo genetliaco di Peter Funke, professore di Storia Antica presso l’Università di Münster e dal 2007 al 2018 uno dei Principal Investigators di un prestigioso progetto finanziato dal Deutsche Fortschungsgemeinschaft (DFG) incentrato sul rapporto tra religione e politica nel mondo pre-moderno e moderno (Exzellenzcluster ‘Religion und Politik in den Kulturen der Vormoderne und Moderne’). I risultati del lavoro del gruppo di ricerca coordinato da Funke sono stati pubblicati in vari volumi, nei quali è stato esaminato il ruolo dei santuari nel mondo greco, dall’età arcaica al periodo romano, in una prospettiva multidisciplinare, comparativa e diacronica.[1] Il volume qui recensito è curato da due allievi e collaboratori di Funke, Klaus Freitag e Matthias Haake, che hanno raccolto sedici contributi, per lo più in lingua tedesca, dedicati alla natura multifunzionale dei santuari sovraregionali greci.

Nel saggio introduttivo Matthias Haake esamina le principali attività che avevano luogo all’interno dei santuari, fornendo anche una breve, ma importante rassegna bibliografica sull’argomento (pp. 1-30). Gli altri lavori non sono suddivisi in sezioni, ma possono essere raggruppati in tre aree tematiche. Un primo gruppo è dedicato al rapporto tra umano e divino, esaminato soprattutto dal punto di vista dei sacrifici e delle invocazioni. Ioanna Patera (pp. 57-74) ricostruisce lo sviluppo della pratica sacrificale tra VI e III secolo a.C., osservando come la celebrazione dei sacrifici nel mondo greco abbia rappresentato per gli ethne degli stati federali un’occasione di affermazione identitaria. Fritz Graf (pp. 75-86) si occupa delle invocazioni il cui contenuto è stato trascritto su piccole lamine plumbee, dalle quali emerge un interessante spaccato dell’identità e delle motivazioni dei devoti che tra II e I secolo a.C. visitarono i santuari di Nemea, Selinunte, Cnido, Morgantina, Corinto e Atene. Il quadro che ne risulta è interessante per due motivi: oltre a testimoniare la provenienza quasi esclusivamente locale dei devoti, le laminette, per lo più riguardanti questioni di natura privata, permettono di stabilire che le invocazioni erano rivolte alla divinità quasi esclusivamente da donne.

Un secondo consistente nucleo di contributi esamina la funzione socio-politica dei santuari in quanto scenario per l’autorappresentazione sia di singoli sia di comunità. Christian Ulf (pp. 31-56) ripropone la questione dei rapporti tra città e santuario, sottolineando come le due realtà si siano reciprocamente influenzate soprattutto nella fase costitutiva della polis. Angelos Chaniotis (pp. 137-154) pone l’accento sul duplice canale di comunicazione che si stabiliva all’interno dei santuari di area egea in età romana, dove il singolo cercava di entrare in contatto con il divino e, al contempo, si confrontava con altri devoti. Il tema del santuario quale luogo di comunicazione e incontro è affrontato anche da Klaus Freitag (pp. 87-120), che riflette sul ruolo dei santuari, a partire dalla fine dell’età classica, anche come luoghi di formazione. Marie Kathrin Drauschke (pp. 121-136) si occupa della pubblicazione dei trattati internazionali all’interno dei santuari panellenici o sovraregionali, solo in apparenza luoghi neutrali, ma in realtà fortemente connotati politicamente. Anche Andrew Lepke (279-301) tratta dei santuari come luoghi di pubblicazione di atti pubblici e privati, prendendo in esame le manomissioni attestate a Delfi nel II secolo a.C. Di manomissioni si occupa anche Alain Bresson (pp. 251–277), che volge lo sguardo a Occidente per esaminare il ruolo dei santuari greci di Magna Grecia e Sicilia nella compravendita degli schiavi, attività esercitata tramite l’organizzazione di fiere specializzate. Il contributo di Katharina Knaepper (pp. 303-321) si incentra sull’attività di alcuni santuari locali delle comunità greche d’Asia Minore che, tra il III e il II secolo a.C., cercarono di garantire l’inviolabilità dei loro territori, come esemplificato dal caso del santuario di Artemide di Magnesia sul Meandro.

Il terzo nucleo riguarda Olimpia e i giochi Olimpici. Vincianne Pirenne-Delforge (pp. 187-205) pone l’accento sul ruolo dei giochi olimpici nel VI secolo e nella prima metà del V come elemento catalizzatore per la formazione dello stato eleo. Tonio Hölscher (pp. 207-225) analizza la dedica di statue all’interno del tempio di Hera, mettendone in luce il nesso con la partecipazione femminile ai giochi. L’ultimo articolo di questo gruppo, quello di Sebastian Scharff (pp. 227-249), si concentra sull’importanza e sull’attrattiva esercitata dai giochi olimpici durante il I secolo a.C. Chiudono il volume le osservazioni di Robert Parker (323-330) al quale è affidato il compito di trarre le conclusioni.

Pur senza pretesa di esaustività cronologica e geografica, il volume fornisce un ottimo quadro d’insieme del carattere multifunzionale dei santuari greci. Un’operazione riuscita se si considera che i saggi in esso raccolti non si limitano a fare il punto delle conoscenze, ma aprono anche proficue linee di ricerca. Se infatti, il tema del santuario come spazio politico, arena di competizione, luogo di incontro e di comunicazione tra umano e divino è stato oggetto di particolare attenzione negli ultimi anni,[2] altri aspetti come la presenza femminile nei santuari hanno trovato poco negli studi. Nonostante l’abbondanza di evidenze materiali ed epigrafiche che testimoniano come di frequente le donne dedicassero nei santuari greci e si rivolgessero agli dei attraverso consultazioni oracolari, pochi sono i contributi su questo argomento.[3] Ugualmente poco esplorato è il tema della partecipazione femminile ai giochi atletici, sostanzialmente ignorato anche da chi più di recente si è occupato di questioni di genere o di sport nell’antichità.[4] Si può dunque affermare che l’obiettivo di omaggiare il maestro e collega, noto per il suo impegno su diversi fronti della storia antica, è pienamente raggiunto.

Da ultimo, tra i pregi del volume vi è anche quello del prezzo contenuto e della accuratezza editoriale. Apprezzabile anche l’assenza di refusi, oggi sempre più rara anche in volumi di ben altro costo.

Authors and titles

Matthias Haake, Feiern, opfern, schänden, handeln, inszenieren … Supralokale Heiligtümer in der griechischen Welt als Handlungsorte – ein Aufriss.
Christoph Ulf, Merkmale supralokaler und überregionaler Heiligtümer im Kontext der Formierung der Polis
Ioanna Patera, Variations de la pratique sacrificielle dans les sanctuaires supra-locaux
Fritz Graf, Lead Invocations in Greek Sanctuaries
Klaus Freitag, Griechische Heiligtümer als Handlungsorte und die Ausbildung von Wissenskulturen im antiken Griechenland
Marie-Kathrin Drauschke, Die gemeinsame Aufstellung zwischenstaatlicher Vertragsurkunden (koinē stēle)
Angelos Chaniotis, Display and Arousal of Emotions in Panhellenic Sanctuaries in the Shadow of Rome
Kai Trampedach, Der Gott verteidigt sein Heiligtum in Delphi (nicht)
Clarisse Prêtre, Diaphonie et symphonie. La propagande polyphonique du sanctuaire d’Asklépios à Épidaure
Vinciane Pirenne-Delforge, The Politics of Olympus at Olympia
Tonio Hölscher, Die Statuenausstattung des Heraion von Olympia. Museum für Bildungsreisende oder Rahmen für Kulte von Frauen?
Sebastian Scharff, In Olympia siegen. Elische Athleten des 1. Jahrhunderts v.Chr. und die Frage nach der Attraktivität der Olympischen Spiele im späten Hellenismus
Alain Bresson, Slaves, Fairs and Fears. Western Greek Sanctuaries as Hubs of Social Interaction
Andrew Lepke, Vor fremden Göttern? Religiöse Handlungs- und Repräsentationsorte im Spiegel der Freilassungsinschriften des 2. Jahrhunderts v. Chr.
Katharina Knäpper, „With a Little Help from my Friends“ oder das Asyliederby zwischen Magnesia am Mäander und Milet
Robert Parker, Concluding Remarks

Notes

[1] P. Funke – M. Haake (eds.), Greek federal states and their sanctuaries. Identity and integration, Proceedings of an International Conference of the Cluster of Excellence “Religion and politics”, Münster 17-19.6. 2010, Stuttgart 2013; M. Haake – M. Jung (eds.), Griechische Heiligtümer als Erinnerungsorte von der Archaik bis in den Hellenismus. Erträge einer Internationalen Tagung in Münster, 20-21. Januar 2006, Stuttgart 2011; D. Bonanno – P. Funke – M. Haake (eds.), Rechtliche Verfahren und religiöse Sanktionierung in der griechisch-römiscen Antike, Procedimenti giuridici e sanzione religiosa nel mondo Greco e romano, Stuttgart 2016; R. Achenbach – N. Moustakis, Heilige Orte der Antike. Gesammelte Studien im Anschluss an eine Ringvorlesung des Exzellenzclusters „Religion und Politik in den Kulturen der Vormoderne und der Modern an der Universität Münster im Wintersemester 2013/2014, Münster 2018. Dello stesso gruppo di ricerca, ancor prima del finanziamento del DFG, K. Freitag – M. Haake, Kult, Politik, Ethnos. Überregionale Heiligtümer im Spannungsfeld von Kult und Politik. Kolloquium, Münster, 23 – 24. November 2001, Stuttgart 2006.

[2] Si vedano M. Galli (ed.), Roman Power and Greek Sanctuaries. Forms of Interaction and Communication, Athens 2013; M. Melfi – O. Bobou (eds.), Hellenistic Sanctuaries. Between Greece and Rome, Oxford 2016, nel solco del pioneristico approccio di J. Mylonopoulos,” Greek Sanctuaries as Places of Communication through Rituals: An Archaeological Perspective” in E. Stavrianopoulou (ed.), Ritual and Communicationi in the Graeco-Roman World, Liège 2006, pp. 69-110.

[3] Da ultimo sulla questione D. Lenfant, “Les Grecs répudiaient-ils leurs femmes pour stérilité?” in REA 122.1, 2020, pp. 3-27. Particolarmente ricca di spunti è la documentazione epigrafica da Epidauro e Dodona, rispettivamente L. LiDonnici, The Epidaurian Miracle Inscriptions: text, translation and commentary, Atlanta 1995; C. Scott, “Gender in the Temple: Women Ailments in the Epidaurian Miracle Cures,” in Classical Antiquity 37.2, 2018, pp. 321-350; J.C. Laes, Children, Life Course, and Families on the Lead Tablets at Dodona, in Les Études Classiques 88, 2020, pp. 1-19.

[4] Datato e limitato al caso di Olimpia l’articolo di S. de Bouvrie, “Gender and Games at Olympia,” in B. Berggreen – N. Marinatos (eds.), Greece & Gender, Bergen 1995, pp. 55-74. Poche pagine in M. Golden, Sport and Society in Ancient Greece, Cambridge 1998, pp. 123-132; S. Miller, Ancient Greek Athletes, Yale 2004, pp. 150-159.