BMCR 2020.03.45

Il culto di Iside nel Mediterraneo tra Lilibeo e Alessandria d’Egitto (2 vols.)

, Il culto di Iside nel Mediterraneo tra Lilibeo e Alessandria d'Egitto: atti del convegno, Marsala, 13-14 maggio 2011, (2 vols.). Mare internum, 8-Jul. Pisa: F. Serra, 2017. 120 p.; 148 p.. ISBN 9788862279024 €230,00 (pb).

Questa pubblicazione, suddivisa in due tomi accolti nella rivista Mare internum.  Archeologia e culture del Mediterraneo ai numeri 7 (2015) e 8 (2016), raccoglie gli atti di un convegno tenutosi nel 2011 a Marsala e dedicato al culto di Iside. Si apre con i Saluti di Roberto Lagalla che, allora (nel 2011) Rettore dell’Università di Palermo, dedica una sorta di invocazione a Iside affinché rivolga «ancora una volta il suo sguardo benevolo ai destini del Mediterraneo e alla costa sud del Mediterraneo in particolare». Seguono i Saluti di Sebastiano Tusa in qualità di Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani.

Dopo la Premessa della curatrice Rossella Giglio Cerniglia, con la presentazione dei lavori del convegno e degli studiosi in esso coinvolti, si ha la Prolusione di Sergio Donadoni nella quale viene descritta in maniera sintetica ma precisa la storia del successo millenario della dea Isi, dall’età delle piramidi fino all’età romana.

Il resto del primo tomo è costituito da una sezione di sei contributi intitolata Il santuario di Iside a Lilibeo: topografia, storia, archeologia, epigrafia, numismatica.

Nel primo, di Rossella Giglio Cerniglia, dopo una introduzione storica e topografica che mette in risalto come le autorità abbiano tutelato già dalla fine del XIX secolo l’area archeologica di Lilibeo, si entra nella descrizione delle attività di ricerca e di scavo che a partire dal 1998 hanno riguardato l’area del parco archeologico di Marsala e che hanno permesso di individuare gran parte del tessuto stradale della città antica. Di particolare interesse è la scoperta di due tombe bizantine con iscrizioni greche dipinte che avrebbe forse meritato qualche riga in più. Le indagini svolte presso la chiesa di San Giovanni, sempre all’interno dell’area del parco archeologico, hanno portato alla scoperta di una statua di Venere e di un frammento architettonico a forma di timpano, con iscrizione latina (AE 2014, 537) della quale manca purtroppo la trascrizione. La studiosa presenta inoltre in maniera dettagliata le campagne di scavo che hanno interessato l’area archeologica fino al 2011 e durante le quali è stata messa in luce una struttura, del II sec. d.C., interpretabile come tempio di Iside grazie in particolare ad una iscrizione in caratteri greci, incisa su un frammento di colonnina di marmo, con dedica alla dea. Sulla base dei nuovi dati emersi dalle attività di scavo viene proposta in conclusione una sintesi della storia di Lilibeo.

Il secondo saggio, di Paola Palazzo e Pierfrancesco Vecchio, presenta il quadro topografico di Lilibeo aggiornato alle ricerche svolte fino al 2011 e completa la descrizione del sito presente nel saggio precedente.

Nel contributo successivo Rossella Giglio Cerniglia fa una sintesi dello scavo del tempio di Iside, presentandone i principali rinvenimenti. In questo contesto è di particolare interesse il ritrovamento di una fossa votiva con 468 lucerne, oltre alla suddetta colonnina con dedica a Iside.

Il quarto saggio, di Emanuele Canzonieri, continua l’analisi dell’area del tempio isiaco e l’arricchisce con dettagli di carattere stratigrafico e un ricco apparato iconografico, utili alla ricostruzione delle fasi di vita di quest’area del parco archeologico. Dopo aver descritto l’area interessata dall’indagine lo studioso si dedica alla presentazione di alcuni reperti rinvenuti durante gli scavi, soffermandosi sulla descrizione del torso di una statua femminile marmorea interpretata come Iside-Fortuna. L’autore inserisce in questa occasione un riferimento bibliografico (nota 1, p. 80), probabilmente per un confronto, del quale però manca lo scioglimento nella bibliografia finale dell’articolo (p. 87). Il probabile inserimento di una immagine in più fra quelle delle sepolture ha causato lo slittamento dei riferimenti alle figure del testo: la fig. 12 è una sepoltura e non una moneta; la fig. 13 è una moneta e non un’area con strutture murarie; la fig. 14 è una veduta generale di un’area con strutture murarie e non una lunga struttura muraria avente il profilo superiore arrotondato; la fig. 15 è un’area con una lunga struttura muraria avente il profilo superiore arrotondato e non un residuo di pavimento in opus signinum. Con la fig. 16 ritorna la perfetta corrispondenza, poiché evidentemente è stata eliminata l’immagine del pavimento in opus signinum. Tutto ciò crea al lettore un po’ di sfasamento ma ovviamente non è un grave problema; si tratta di cose che possono capitare.

Segue il catalogo di 33 reperti rinvenuti nell’iseo, firmato da Leonarda Fazio. La visione in particolare di tutto il corredo scultoreo del tempio è di estremo interesse ed è apprezzabile il fatto che sia stato raccolto in un unico contributo. Lo stesso dicasi per i reperti epigrafici, che però sono trattati in maniera più sbrigativa. A tale proposito non è chiaro per quale motivo i testi in latino siano trascritti in lettere capitali; inoltre nel caso del reperto 31 il testo è trascritto come se fosse inciso su un’unica linea, lo scioglimento delle abbreviazioni non è segnalato e nella prima parola è scorretto, come peraltro era già capitato in due articoli precedenti alle pagine 66 e 87. Sarebbe stato di grande interesse inserire un paragrafo di commento di carattere generale sugli arredi del tempio e proporre qualche confronto con altri contesti isiaci.

Chiude il primo tomo di questi atti un contributo di carattere epigrafico di Antonietta Brugnone, consacrato alla già citata iscrizione isiaca incisa su una colonnina, della quale si conservano due frammenti rinvenuti a distanza di un secolo l’uno dall’altro. Il testo è analizzato in maniera mirabile grazie a un uso sapiente di una ricca bibliografia che ha permesso una serie di validi confronti. La studiosa però non limita il proprio intervento all’analisi di questo singolo documento bensì amplia il proprio ragionamento all’epigrafia greca già edita di Lilibeo.

Il secondo tomo è caratterizzato da due sezioni. Nella prima, Storia e culto di Iside in Sicilia e nel Mediterraneo, i cinque articoli che la compongono sono prevalentemente dedicati alla Sicilia.

Il primo contributo, di Giulia Sfameni Gasparro, ha in realtà un respiro più ampio e abbraccia idealmente tutto il Mediterraneo, e non solo. La studiosa, fra i massimi specialisti italiani di studi isiaci, fa il punto sullo status quaestionis delle ricerche in ambito religioso ellenistico-romano degli ultimi decenni intorno ai concetti di “diffusione” e “creazione”. Attraverso due esempi di ambito greco, riguardanti in un caso Anubi e nell’altro Serapide, viene messo in evidenza il ruolo salvifico degli dei della gens isiaca che è protagonista di un continuo processo di “cambiamento” e adattamento ai contesti locali.

Nell’articolo successivo Carmine Ampolo presenta una delle iscrizioni venute alla luce durante gli scavi condotti nell’area archeologica di Lilibeo. Si tratta di un testo di età repubblicana del quale lo studioso mette con sapienza in luce tutti gli aspetti, da quelli paleografici a quelli storici, arrivando ad ipotesi credibili e suggestive, su scala mediterranea. Le poche sviste rilevate (‘coiraverunt’ per ‘coiraveront’ a p. 24 e ‘Zucca 2004’ per ‘Zucca 1994’ a p. 37) non tolgono ovviamente nulla al lavoro di ampia e precisa analisi realizzato dallo studioso.

Günther Hölbl si occupa, nel contributo seguente, delle testimonianze egizie della Sicilia greca di età arcaica. In questo, che è il terzo lavoro realizzato dallo studioso su questo tema, l’attenzione viene focalizzata su Gela ed il suo territorio, dopo che nei due precedenti erano stati analizzati in particolare alcuni materiali del Museo P. Orsi di Siracusa.

Il quarto articolo della sezione, di Marina Silvestrini, è interamente dedicato ad una iscrizione della quale erano stati fatti brevi cenni nel primo tomo; si tratta del testo che cita il nome della colonia degli Agrigentini (AE 2011, 436 = AE 2016, 623). L’epigrafista ripropone con qualche aggiornamento uno studio da lei già pubblicato nel quale presenta l’iscrizione in maniera chiara ed esaustiva e disegna un verosimile contesto storico nel quale la realizzazione del testo dovrebbe collocarsi, ricostruendo in parte la storia della città antica.

La sezione si conclude con un saggio di Ernesto De Miro che tratta dell’iseo di Agrigento, nel quale viene presentato il tempio con alcuni degli oggetti più significativi ivi rinvenuti. Il monumento, non ancora completamente scavato, viene messo a confronto con alcuni contesti analoghi di area mediterranea, dalla maggior parte dei quali però si differenzia per la rara posizione nel foro cittadino.

Anche la seconda sezione, Diffusione della cultura ellenistica nel Mediterraneo, comprende cinque contributi.

Nel primo, di Giuseppina Capriotti Vittozzi, viene ricostruito il percorso che ha portato Iside a diventare la ‘Signora del mare’. Partendo dall’Egitto e dal ruolo che Iside aveva in rapporto alla piena del Nilo lo studio mostra come la dea abbia conquistato il Mediterraneo, anche grazie ai Tolomei. A tal proposito viene inoltre evidenziato il rafforzamento di Iside come ‘Signora della piena e del mare’ che avvenne in epoca romana a causa del grano che per via marittima giungeva a Roma.

Mervat Seif El-Din si occupa di alcuni aspetti dell’iconografia di Iside, iniziando da alcuni recenti rinvenimenti effettuati ad Alessandria e nel suo entroterra e continuando con alcune immagini isiache di Grecia e Italia. Il contributo punta a far emergere da un lato l’importanza del culto della dea sia in Egitto sia fuori dall’Egitto e dall’altro lato vuole evidenziare la pluralità delle iconografie isiache esistenti.

Nel successivo contributo Mona Haggag si occupa delle gemme magiche a soggetto isiaco, mettendo in particolare a confronto dieci esemplari con soggetti differenti fra loro.

Il quarto articolo della sezione è di Francesco Tiradritti, che elabora alcune considerazioni di carattere generale sul culto di Iside, iniziando dalle radici nell’Egitto di età faraonica per arrivare alle fasi romane, passando per l’età tolemaica. Secondo lo studioso è forse possibile intravedere proprio nella terra del Nilo, e in particolare nel Cenotafio di Harwa, le basi dei misteri isiaci che si svilupparono nel mondo greco-romano. Tiradritti parla inoltre di tre forme di Iside: faraonica, tolemaica ed alessandrina, queste ultime due confluite poi nella forma imperiale. Da segnalare infine la bella dedica che l’autore fa al Maestro Sergio Donadoni.

Chiude la sezione il saggio a quattro mani di Nicola Bonacasa e Alessia Mistretta su Iside a Sabratha. Dopo una breve introduzione sul culto di Iside e Serapide in Tripolitania e sul Serapeo di Lepcis Magna (forma da preferirsi perché maggiormente attestata epigraficamente nell’età qui considerata rispetto a quella più comunemente nota Leptis Magna) gli autori si spostano prima sul serapeo e poi, dopo un breve passaggio a Cirene, sull’iseo di Sabratha. A conclusione dell’analisi di quest’ultimo monumento, del quale si descrivono numerosi dettagli, ne viene evidenziata la posizione strategica, su un promontorio e lungo il tratto urbano della via che da Alessandria portava a Cartagine. Sorprende alquanto non vedere nella bibliografia dell’articolo il libro Leptis Magna. Una città e le sue iscrizioni in epoca tardoromana (a cura di Francesca Bigi e Ignazio Tantillo, Cassino 2010), dove pure sono trattate alcune testimonianze isiache di Lepcis Magna, con nuove ed importanti integrazioni apportate alle letture precedenti.

Le Conclusioni sono affidate ai contributi di Heba Magdy e di Valerio Massimo Manfredi: nel primo si affronta il tema dell’Isismania, con particolare attenzione all’età moderna, mentre nel secondo si mette da parte la gens isiaca per dare spazio ad Alessandro Magno e al suo rapporto con l’Egitto, da quando il condottiero macedone giunse nella terra del Nilo fino alla morte.

Il libro presenta una serie di importanti ricerche utili per chi studia la gens isiaca ma non solo.

Il primo tomo è di notevole interesse per le novità archeologiche che presenta, in particolare per quanto riguarda i rinvenimenti del tempio di Iside; rappresenta una sintesi delle attività svolte a Lilibeo nel corso di oltre un decennio. Molti i materiali inediti pubblicati. Ciò che lascia un po’ perplessi è la ripetitività dell’analisi di alcuni elementi: ad esempio la foto della colonnina con l’iscrizione isiaca in greco è presente nei contributi di Giglio Cerniglia (p. 50, fig. 34, intera), ancora Giglio Cerniglia (p. 67, fig. 9, intera), Canzonieri (p. 80, fig. 24, solo frammento nuovo), Fazio (p. 96, fig. 26, intera), Brugnone (p. 99, fig. 1, solo frammento nuovo e p. 103, fig. 11, intera). Lo stesso discorso vale per l’iscrizione con il nome della colonia di Agrigento, presente nei contributi di Giglio Cerniglia (p. 50, fig. 35), ancora Giglio Cerniglia (p. 66, fig. 6), Canzonieri (p. 87, fig. 46), Fazio (p. 97, fig. 31); inoltre questa iscrizione, pur citata ben quattro volte, non riceve in nessuna occasione le giuste attenzioni: sebbene se ne riconosca l’importanza (p. 66: «di alto valore documentario»; p. 87: «importante iscrizione»; p. 97: «di grande valore documentario») l’epigrafe viene sempre trascritta in maniera errata. Sarebbe forse stato più opportuno lasciare unicamente l’incombenza della presentazione delle due iscrizioni alle due specialiste Brugnone e Silvestrini. Pur comprendendo l’autonomia del lavoro dei singoli studiosi sarebbe stato forse meglio evitare questa ripetitività di informazioni che non fanno altro che appesantire la lettura del libro. Da notare infine la libertà lasciata agli autori dalla casa editrice, nel primo come nel secondo tomo, in materia di norme redazionali per la bibliografia: nel primo tomo a p. 69 il cognome seguito dall’anno di edizione, a p. 87 il cognome seguito dall’iniziale del nome, a p. 98 l’iniziale del nome seguita dal cognome, per citare solo alcuni esempi.

Il secondo tomo ha un orizzonte più ampio, lasciando i confini di Marsala per estendersi a tutta la Sicilia e per arrivare fino ad Alessandria. Tanti i contributi di notevole interesse che saranno sicuramente oggetto di studio degli specialisti.

Sommario

Sommario tomo I
Saluti, di Roberto Lagalla, p. 11
Saluti, di Sebastiano Tusa, p. 12
Premessa, di Rossella Giglio Cerniglia, p. 13
Prolusione, di Sergio Donadoni, pp. 15-17
Lilibeo e Marsala: due città in una, di Rossella Giglio Cerniglia, pp. 21-52
Inquadramento topografico dell’area archeologica di Capo Boeo: sintesi di un decennio di ricerche, 1999-2011, di Paola Palazzo e Pierfrancesco Vecchio, pp. 53-62
Lilibeo 2007-2009. Lo scavo archeologico delle insulae di Capo Boeo: l’area dedicata a Iside, di Rossella Giglio Cerniglia, pp. 63-69
Marsala, Parco – Area “B”, Saggio VI. Lo scavo del Santuario. Notizie preliminari, di Emanuele Canzonieri, pp. 71-87
Catalogo dei reperti scultorei ed epigrafici dal santuario di Iside a Lilibeo, di Leonarda Fazio, pp. 89-98
La dedica a Iside da Lilibeo, di Antonietta Brugnone, pp. 99-108

Sommario tomo II
Il culto di Iside nel mondo ellenistico-romano: tra “diffusione” e “creazione” continua. Per un nuovo modello interpretativo, di Giulia Sfameni Gasparro, pp. 13-20
Il culto di Ercole a Lilibeo: un nuovo documento dei rapporti tra genti e culture diverse nella Sicilia occidentale, di Carmine Ampolo, pp. 21-37
Ägyptisches Kulturgut im griechischen Sizilien in archaischer Zeit. Arbeitsbericht, di Günther Hölbl, pp. 39-50
Colonia Septimia Augusta Agrigentinorum, di Marina Silvestrini, pp. 51-56
L’Iseo di Agrigento nel contesto mediterraneo, di Ernesto De Miro, pp. 57-74
Note su Iside ‘Signora del mare’ tra Egitto e Mediterraneo antico, di Giuseppina Capriotti Vittozzi, pp. 77-82
Some Aspects of Isis iconography in the Graeco-Roman Period, di Mervat Seif El Din, pp. 83-92
Magical Powers of Isis in Graeco-Egyptian amulets, di Mona Haggag, pp. 93-96
Alcune considerazioni intorno al culto di Iside, di Francesco Tiradritti, pp. 97-103
Il tempio e il culto di Iside a Sabratha: topografia cultuale ed esegesi archeologica, di Nicola Bonacasa e Alessia Mistretta, pp. 105-119
Isis mania in the modern age, di Heba Magdy, pp. 123-131
Alessandro e l’Egitto, di Valerio Massimo Manfredi, pp. 133-134