BMCR 2018.03.31

Sulle sponde dello Ionio: Grecia occidentale e Greci d’Occidente. Diabaseis, 6

, , Sulle sponde dello Ionio: Grecia occidentale e Greci d’Occidente. Diabaseis, 6. Pisa: Edizioni ETS, 2016. xiii, 518. ISBN 9788846746221. €48.00 (pb).

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Inserito nella collana DIABASEIS, diretta da Claudia Antonetti e pubblicata dalle Edizioni ETS di Pisa, esce il sesto volume che contiene gli Atti del Convegno internazionale svoltosi presso l’università della Calabria, dal 2 al 4 dicembre 2013, curati da Giovanna De Sensi Sestito e da Maria Intrieri. Quale “la tappa conclusiva delle attività di ricerca svolte dalle unità operative delle cinque università italiane (Ca’ Foscari di Venezia, della Calabria, “Federico II” di Napoli, di Parma e “La Sapienza” di Roma) coinvolte nel progetto Sulle sponde dello Ionio: Grecia occidentale e Greci d’Occidente finanziato dal MIUR nell’ambito del PRIN 2009, il volume si divide in 6 parti non omogenee che indagano alcuni aspetti particolari della storia dell’area ionica.

Dopo l’Introduzione a nome delle curatrici (pp. IX-X), la prima di loro traccia un bilancio del progetto di rilevante interesse nazionale (PRIN) del 2007 dal titolo “La terza Grecia e l’Occidente” e della sua evoluzione sviluppati nel successivo PRIN del 2009 che ha allargato gli orizzonti di ricerca sia dal punto di vista diacronico sia da quello geografico. I risultati, tanti e forieri di nuovi interrogativi, sono esposti nelle pubblicazioni seguite agli incontri organizzati dalle Università coinvolte, e comprese nella collana DIABASEIS (pp. 1-5).

Cinzia Bearzot riflette sul multiforme ruolo del mar Ionio nella storia ellenica (pp. 7-27): da un lato corridoio utilissimo ed indispensabile di collegamento fra Occidente e Oriente fin dall’età arcaica, dall’altro vero e proprio confine ( horos) “onorevole” fra le sfere d’influenze siracusana ed ateniese, come si evince, a detta di Tucidide, dalle parole accorate e provocatorie di Ermocrate pronunciate in occasione della pace di Gela (424 a.C.) e ribadite non senza timore reverenziale da Nicia alla vigilia della spedizione ateniese in Sicilia (415 a.C.).

Catherine Morgan pone in evidenza come un’area ristretta e particolare comprendente le isole Ionie centrali e l’antistante costa acarnana, in virtù della sua posizione, fu spesso costretta a bilanciare gli interessi locali a volte in conflitto con le richieste imposte da alleati politici, con quelli più grandi di poteri esterni (pp. 29-47).

Simon Hornblower propone di ridatare al II secolo a.C. l’ Alexandra, poema d’età ellenistica, attribuito al tragediografo Licofrone di Calcide, sulla base di un piccolo particolare della profezia che la protagonista Cassandra fa a Diomede: la citazione fra i discendenti di origine etolica dell’eroi dei Dasii, genos appartenente all’élite di Argyrippa/Arpi, in obliquo riferimento al loro ruolo svolto durante la seconda guerra punica contro Roma alla fine del III secolo a.C. (pp. 49-66).

Tratto dalla sua tesi di dottorato,1 il contributo di Giulia Biffis propone di riconoscere un collegamento fra Cassandra, voce narrante del poema di Licofrone e le Sirene delle quali il poeta descrive il suicidio. Figure femminili relegate ai margini della società greca per la loro scelta di rimanere vergini e quale tratto in comune, il fascino e l’incomprensibilità del loro canto, esse risultano sconfitte così come il valore della poesia (pp. 67-78).

Luisa Breglia porta argomenti per convalidare l’affermazione di Clemente Alessandrino, secondo cui il poeta Eugamon di Cirene, collocabile cronologicamente alla prima metà del VI secolo a.C., avrebbe copiato e rimaneggiato un’opera epica precedente, la Thesprotis di Museo, dal chiaro contenuto orfico. Nella sua Telegonia infatti, le vicende di Odisseo sono narrate allo scopo manifesto di legare la casata regnante dei Battiadi al re di Itaca (pp. 81-112).

Sebbene nella sua opera Genealogie, giuntaci frammentaria, Acusilao di Argo sembri non fare riferimenti concreti all’orizzonte occidentale, Ornella Salati propone di intravedere un accenno in due frammenti dedicati rispettivamente alle Graie ed alle Arpie. Entrambi i gruppi sono dal poeta argivo collocati nell’occidente “mitico”, vago ed indeterminato di chiara ispirazione esiodea (pp. 113-135).

Riprendendo le conclusioni della sua tesi di dottorato discussa a Napoli,2 Florinda Guadagno sostiene che Erodoro di Eraclea pontica, mitografo di V secolo a.C., fosse incline ad accettare le interpretazioni filosofiche dei miti, dei quali in ogni caso preservava, come si evince dai frammenti rimasti della sua opera, dei tratti antichissimi, quali ad esempio la localizzazione in Oriente dell’ingresso dell’Ade, e la presenza di Atlante in Frigia, collegando così la patria alla saga di Eracle (pp. 137-166).

In una lunga disamina delle fonti, Maria Luisa Napolitano mette in evidenza gli influssi dovuti alle vicende della turbolente area sibarita nella mitopoiesi di Filottete. Eroe acheo, ma legato all’ambiente dorico, tramite Eracle, fu simbolo del tentativo di rinascita politica di Sibari all’indomani della sua distruzione (510 a.C.) ad opera di Crotone. Non mancano però prospettive anche successive come quella lucana-brettia di Petelia e campana (pp. 167-238).

La seconda parte del volume si apre col contributo di Maria Intrieri sugli aspetti dell’ordinamento sociale corcirese (pp. 241-270). Col passare dei secoli e a causa della posizione geografica dell’isola, l’antico ordinamento aristocratico della colonia corinzia mutò in senso timocratico, permettendo così ad un’ampia fascia della popolazione di partecipare in parte al governo civico. Le lotte intestine che caratterizzarono la storia dell’isola durante il V secolo a.C. furono frutto di questa polarizzazione degli schieramenti a favore dell’una o dell’altra contendente durante la guerra del Peloponneso.

Lo studio di due proverbi antichi (il “bronzo dodoneo” e il “bue molosso”), il cui ricordo è tramandato dalle raccolte paremiografiche, permette ad Adele D’Alessandro di fare alcune interessanti osservazioni sui culti e sulle tradizioni dei Molossi (pp. 271-285).

Dopo un attento esame delle diverse e intricate testimonianze storiche sulla campagna di Pirro in Occidente, Giovanna De Sensi Sestito ritiene che si debba attribuire ai rappresentanti della prima annalistica romana la sovrapposizione del racconto timaico degli avvenimenti con una serie di duplicazioni ed alterazioni storiche (riguardanti assedi, stragi e conquiste delle morenti poleis, che facevano parte della Lega Italiota ed interessate dal conflitto). Gli annalisti presero consapevolezza di come la guerra contro l’Epirota fosse un antefatto e modello del conflitto contro Annibale di cui loro stessi furono testimoni oculari. (pp. 287-335).

Stefania De Vido riflette sulla figura affascinante e controversa di Agatocle3 che, proclamatosi basileus nel 306 a.C., fu ritratto dalle fonti storiche accanto a Dionisio I come esempio di tiranno baciato dalla Fortuna ed abile a scalare il potere partendo da una condizione sociale umile. La mancanza di Virtù (altro caposaldo imprescindibile nella figura ideale dell’ optimus rex di età ellenistica) fu la causa della sua rovina e del crollo del suo regime alla sua morte (pp. 339- 354).

Silvia Palazzo sottolinea l’abilità di Mitridate VI a diffondere la sua immagine di basileus ellenistico, enfatizzando nella sua propaganda – echi della quale si ritrovano anche nelle fonti romane – oltre le sue origini iraniche anche i legami di sangue con la dinastia seleucide ed, indirettamente, con lo stesso Alessandro (pp. 355-370).

Nel quadro tracciato da Nicola Reggiani sul processo diacronico di formazione delle democrazie, preso in esame da Aristotele, l’immagine resa delle colonie corinzie di Epiro e Illiria appare sbiadita perché contraddistinta solo dal carattere coloniale e dal passaggio graduale a forme più moderate di democrazia (pp. 373-385).

L’interessante contributo di Luca Iori analizza la traduzione inglese delle Storie di Tucidide, risalente al 1628/9, ad opera del filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679); egli inoltre tracciò, sulla base della carta geografica di Mercator e dei passi autorevoli degli storici antichi, una mappa della Grecia all’epoca della Guerra peloponnesiaca (pp. 387-406).

Sintetizzando i risultati della ricerca epigrafica condotta dalla sue equipe in area magnogreca, Maria Letizia Lazzarini propone di datare ad età arcaica la famosa iscrizione di Sibari che stipulò un trattato con la popolazione enotria dei Serdaioi, d’identificare nel damiourgos una carica eponima di Crotone e delle sue colonie (denominazione mutata nel corso del III secolo a.C. in hieros) e di riconoscere, nelle sigle accanto ai nomi propri in iscrizioni achee, denominazioni di unità a carattere gentilizio piuttosto che demotici (pp. 409-417).

Sulla scia dei suoi precedenti lavori,4 Michela Nocita mette in evidenza la presenza dei Tarantini nel bacino orientale del Mediterraneo dal VI secolo a.C. al I secolo d.C., soprattutto nell’ambito degli agoni panellenici (Olimpia e Delfi su tutti) e locali (Beozia) (pp. 419-440).

Il recente ritrovamento di un frammento di piede di pisside corinzia, con incisa una dedica in metrica eolica alle Muse, fa propendere Giulio Vallarino per la presenza di un santuario di queste divinità accanto a quello principale di Athena sull’acropoli dell’antica Satyrion a pochi km da Taranto, su modello del pantheon spartano (pp. 441-451).

Grazie all’attenta revisione di tutti i dati epigrafici sui bolli d’anfore rinvenuti a Reggio, Lucia D’Amore ricostruisce a grandi linee i rapporti commerciali che la polis dello stretto intrattenne con la Sicilia (soprattutto Siracusa), Rodi e con l’antistante area ionica tra il III ed il II secolo a.C. (pp. 453-467).

Nelle note conclusive del convegno, Athanasios Rizakis pone l’accento sull’importanza dello studio interdisciplinare (ed interregionale) dei rapporti fra le due sponde dell’Ionio, rimarcandone così l’apporto indispensabile nella migliore comprensione del fenomeno storico della colonizzazione greca in Italia (pp. 471-478).

In una veste tipografica più che dignitosa, eccezion fatta per qualche immagine di pessima qualità, il libro sarà apprezzato ed ampiamente utilizzato dagli studiosi che si occupano dell’area ionica nel periodo in cui il Mar Ionio era solo e soltanto un mare greco interno.

Table of Contents

Giovanna De Sensi Sestito, Maria Intrieri, Introduzione, IX
Indice, XI
Giovanna De Sensi Sestito, Percorsi di ricerca sullo spazio ionico: dal PRIN 2007 al PRIN 2009, 1
Cinzia Bearzot, Lo “spazio ionico” nelle relazioni internazionali greche: dagli antichi ai moderni, 7
Catherine Morgan, A closed sea? Archaeological evidence for mobility in the central Ionian islands, 29
Simon Hornblower, Lycophron and the daunian descendants of Diomedes, 49
Giulia Biffis, Sirene in Licofrone, tra culto e concettualizzazione, 67
L’immaginario mitico fra Oriente e Occidente
Luisa Breglia, L’immaginario mitico della Telegonia di Eugamon di Cirene, 81
Ornella Salati, Graie, Arpie ed esperidi in Acusilao di Argo, 113
Florinda Guadagno, L’Ade e Atlante a Oriente in Erodoto di Eraclea Pontica, 137
Maria Luisa Napolitano, Nel segno di Eracle: Filottete e l’arco in Occidente, 167
Corcira, l’Epiro, Pirro e la Magna Grecia
Maria Intrieri, Aspetti dell’ordinamento sociale corcirese, 241
Adele D’Alessandro, Il “bronzo dodoneo” e il “bue molosso”. Osservazioni paremiografiche riguardanti l’Epiro, 271
Giovanna De Sensi Sestito, Pirro e le città italiote, 287
Basileia: paradigmi di frontiera
Stefania De Vido, Immagini di re e paradigmi di regalità. L’esempio dell’ultimo Agatocle, 339
Silvia Palazzo, Immagini di re e paradigmi di regalità. Mitridate, Basileus tra Asia ed Europa, 355
La Grecia nord-occidentale: politica e geografia
Nicola Reggiani, Le poleis nord-occidentali nella Politica di Aristotele, 373
Luca Iori, La Grecia occidentale nella geografia storica del secolo XVII. Thomas Hobbes e gli Eight Books of the Peloponnesian War, 387
La Magna Grecia e il Mediterraneo
Maria Letizia Lazzarini, Aspetti politico-culturali delle colonie achee: la documentazione epigrafica, 409
Michela Nocita, I Tarantini nel Mediterraneo, 419
Giulio Vallarino, Muse a Saturo. Nuovi dati su un culto delle Muse in area tarantina, 441
Lucia D’Amore, Scambi commerciali tra Egeo e Ionio in età ellenistica: l’Instrumentum, 453
Conclusioni
Athanasios D. Rizakis, Notes de conclusion, 471
Indici, a cura di Ida Infusino, 479
Abstracts, 505

Notes

1. G. Biffis, Cassandra and the female perspective in Lycophron’s Alexandra, Diss., University College London, 2012.

2. F. Guadagno, Studi su Erodoro di Eraclea Pontica, tesi di dottorato, XXVI ciclo, 2014.

3. Sulla figura del basileus, cfr. Agatocle, re di Sicilia. Nel 2300° anniversario della morte. Atti del convegno (Siracusa, 14-15/10/2011) [ ArchStorSir, XLVI, 2011], Siracusa, 2013.

4. M. Nocita, Italiotai e Italikoi. Le testimonianze greche nel Mediterraneo orientale [ Hesperìa, 28], Roma, 2013. Eadem, Le dediche degli Italiotai di Delo alle divinità orientali, in F. Raviola – M. Bassani – A. Debiasi – E. Pastorio (a.c.d.), L’indagine e la rima. Scritti per Lorenzo Braccesi [ Hesperìa, 30], Roma, 2013, pp. 363-372. Sulla presenza di offerte dei Magnogreci nel santuario di Delfi, cfr. inoltre M.E. Cavaliere, Dediche di Occidentali nel santuario di Apollo a Delfi (VI-IV a.C.) [ BAR International Series 2479], Oxford, 2013.