Ultimo, in ordine di pubblicazione, dei tre tomi finora apparsi per la progettata riedizione di tutto Galeno nella Collection des Universités de France, quello qui di seguito recensito costituisce in realtà il primo dell’intera opera e per questo, oltre all’edizione critica di De ordine librorum suorum (pp. 1-127), De libris propriis (pp. 129-234) e Quod optimus medicus (pp. 235-314), comprende una corposa introduzione generale (pp. VII-CCXXXVIII), ripartita a sua volta in tre capitoli di lunghezza diseguale: Biographie pp. VII-XC, Histoire du texte pp. XCI Le corpus galénique aujourd’hui pp. CCXXX-CCXXXVIII. Curatrice del presente tomo è Véronique Boudon-Millot (d’ora in poi B.-M.), firmataria insieme a Jacques Jouanna del medesimo progetto di riedizione1 e che ha già dato prova di sé come editore galenico con il tomo II (edizione di Ars medica e Protrettico), con cui nel 2000 si aprì la serie Belles Lettres relativa a questo autore. Informerò dapprima sui singoli capitoli di cui si compone l’introduzione, per poi discutere brevemente l’edizione dei tre scritti galenici.
La difficoltà di tracciare una biografia di Galeno — ad oggi ancora un desideratum della filologia classica (cfr. p. VII s.) nonostante che negli ultimi cinquant’anni siano stati pubblicati utili contributi: quello di G. Sarton del 1954, quello di L. García Ballester del 1972, quello di O. Temkin l’anno successivo, quello di P. Moraux del 1985 e, più recentemente, nel 2003 quello di H. Schlange-Schöningen — consiste non tanto nella disponibilità di fonti, quanto piuttosto nell’analisi critica di ciascuna di esse. Galeno stesso, infatti, seguendo una moda ormai largamente diffusa ai suoi tempi, ci ha lasciato nel De libris propriis un’autobiografia culturale e, in generale, della sua vita si sa molto perché le sue opere abbondano di notizie e particolari aneddotici. Tuttavia, accanto a questo “Galien raconté par lui-même” si deve considerare anche quello riflesso dalle fonti antiche (Alessandro di Afrodisia, Ateneo), tardo-antiche (Oribasio con tutta la schiera dei medici epitomatori, Eusebio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo), bizantine (Teodoreto di Ciro, Giorgio Sincello, Giorgio Monaco, Fozio, il lessico di Suida, Giovanni Tzetzes nonché un paio di epigrammi dell’Antologia Palatina), ed arabe — in parte raccolte da B.-M. in un’opportuna appendice di testimonianze alle pp. LXXX-XC —, le quali propagarono nel corso dei secoli l’eco della fama del medico pergameno. Ora, sceverare in tanta messe di dati ciò che è autentico da ciò che invece è distorto per effetto del peso della celebrità, è compito arduo tanto da indurre B.-M. a limitarsi ai soli avvenimenti della vita e della carriera di Galeno per i quali si può stabilire con qualche esattezza una data: la nascita nel 129 d.C. (pp.
Come afferma B.-M. all’inizio del capitolo di Histoire du texte, uno studio d’insieme della tradizione manoscritta di Galeno è ambizione smisurata per diversi motivi: la vastità del corpus galenico che con i suoi più di 440 trattati, autentici e non, da solo rappresenta un ottavo di tutta la letteratura greca superstite da Omero fino al II secolo d.C.; la conseguente impossibilità di racchiuderlo tutto in un unico e autosufficiente libro-biblioteca, come nel caso dell’
Il breve capitolo con cui si chiude l’introduzione generale, mira a fare il punto sui principali strumenti e risorse di cui si avvale oggi la filologia galenica.
Passiamo adesso all’edizione dei tre opuscoli. Al De ordine librorum suorum (= OLS) e al De libris propriis (= LP) è riservata un’unica Notice (pp. 3-84) perché a trasmetterci questi due opuscoli bio-bibliografici, una sorta di companion a Galeno scritto dall’autore stesso, sono i medesimi codici greci: l’Ambrosiano gr. 659 del secolo XIV e il Vlatadon 14 del secolo XV, bella scoperta a Salonicco nel gennaio 2005 di Antoine Pietrobelli. Alla Notice seguono il Conspectus siglorum, il testo con traduzione a fronte, le Notes complémentaires, per OLS rispettivamente alle pp. 85-86, 88-102, 103-124, per LP alle pp. 131-133, 134-173, 175-234. La novità sostanziale di questa edizione di OLS e LP rispetto alla teubneriana di Iwan Müller del lontano 1891 sta nel recupero di due porzioni di testo, corrispondenti alle pp. 94,14-98,1 e 152,18-156,11 dell’edizione di B.-M., cadute in lacuna nel manoscritto milanese, ma fortunatamente preservate dal codice tessalonicese. Tuttavia, ciò che di nuovo per OLS ora si legge grazie al Vlatadon 14, in almeno un paio di luoghi, per com’è tràdito, non è affatto perspicuo e richiede qualche emendamento: cfr. p. 96,17-18; 96,24
Tra gli scritti protreptici di Galeno, il Quod optimus medicus è senz’altro quello che, con chiarezza e brevità, meglio ne dichiara gli ideali e illustra la concezione che egli ebbe dell’ippocratismo. L’operetta prende di mira i medici “moderni”, i quali solo formalmente si dichiarano ammiratori e seguaci di Ippocrate, ma nella pratica trascurano la
Due righe ancora sulle scelte editoriali. In generale, B.-M. difende con senso della misura lezioni e passi espunti già dai precendenti editori; nei casi di piccole lacune della tradizione greca, sanabili con l’ausilio della traduzione araba, B.-M. ha deciso di integrare direttamente nel testo le parole mancanti con una retroversione dall’arabo; invece, nei casi di lacune molto più ampie la soluzione adottata è di indicare nel testo greco tra parentesi uncinate la lacuna e riportare, sempre tra parentesi uncinate, la traduzione francese della pericope corrispondente in arabo. In conclusione, il giudizio su questa nuova fatica galenica di B.-M. è (a parte una svista di cui sotto) quello di un’edizione critica condotta con sapienza, dottrina ed equilibrio.
Refusi nel testo greco: p. 96,19
Notes
1. J. Jouanna – V. Boudon, Présentation du projet d’édition de Galien dans la Collection des Universités de France, BAGB 1993, pp. 101-135.
2. J. Walsh, Date of Galen’s Birth, Annals of Medical History 1 (1929), pp. 378-382.
3. J. Ilberg, Wann ist Galenos geboren, Sudhoffs Archiv 23 (1930), pp. 289-292.
4. Ad es., nel Corpus Medicorum Graecorum di Berlino, dal 1914 ad oggi, di Galeno sono stati pubblicati appena diciannove volumi cui se ne devono aggiungere altri otto, quattro del Supplementum e quattro del Supplementum Orientale, nonché ulteriori sette in corso di preparazione; sulla storia di questa iniziativa editoriale cfr., da ultimo, J. Kollesch, Das Berliner Ärztecorpus. Eine Herausforderung für die Klassische Philologie, in C.W. Müller – Ch. Brockmann – C.W. Brunschön (edd.), Ärzte und ihre Interpreten. Medizinische Fachtexte der Antike als Forschungsgegenstand der Klassischen Philologie, München – Leipzig 2006, pp. 7-13.